Per questo vogliamo giochi che siano uno spaziosicuro, luoghi capaci di raccontare vite ed esperienze di tutte le realtà, anche quelle ad oggi invisibilizzate. Che tengano conto dei loro bisogni come giocatric3.
I giochi sono ormai media maturi. Sono opere persuasive e proattive, capaci di entrare nel discorso comune al pari delle altre forme d’arte. Sono per questo necessarie delle prese di consapevolezza da parte di chi li crea, di chi li pubblica e di chi li gioca.
Una consapevolezza che nasce dal mettersi in gioco, portando in discussione ciò che viene dato per assodato: il tipo di pubblico per cui pensiamo i nostri giochi, il linguaggio con cui li creiamo, come interagiamo con le comunità di riferimento. Tempi e persone stanno cambiando. Abbattere le barriere attuali significa estendere lo spazio del sogno, permettendoci di elaborarne di nuovi.
Giocare significa sognare e sognare significa elaborare nuovi futuri, accedere a cose che sembravano impensabili. Futuri che siano visibili, accessibili, sostenibili. Dove si formino circoli virtuosi tra creatric3, editor3 e giocatric3. Dove voci nuove possano creare storie e meccaniche mai pensate. E dove se non capiamo, possiamo fermarci ad ascoltare.
Fidarci.
Perché i sogni di tutt3 sono importanti anche quando ancora non li vediamo.
“Se il gioco di ruolo ci offre l’opportunità di essere i personaggi che vogliamo vedere nei media di massa e se il gioco di ruolo ci dona anche l’opportunità di sperimentare futuri dimenticati e utopie che non osiamo sognare, allora è importante per tutti noi entrare in questi laboratorio di sogni ricostruendolo.”
Role-playing games as resistance: il nuovo laboratorio dei Sogni. Katherine Cross